Proteggetemi dalla furia del rullo di Facebook. Il rullo,
sì: quell’atroce meccanismo di non-selezione delle notizie, che mentre ne vedi
una te ne appaiono sopra, sotto e ai lati altre cinque. Proteggetemene, perché
appaiono delle cose molto brutte, e io sono molto impressionabile. Mentre commentavo
uno status, ieri, mi è apparsa la foto di un tizio strapieno di tatuaggi, ivi
compresa una roba splatter molto simile ad un piercing oculare. Proteggetemene
perché il mio essere sensibile non regge la vista di cagnolini soppressi “in
modo umano”, morti ammazzati in Birmania e foto della mia ex – specialmente le
foto della mia ex. Perché, in fondo, devo sapere tutto? È questa la vera grana dell’iperinformazione:
non sei al riparo da nulla. Né vuoi esserlo, chiaro: vorrai mica chiudere gli
occhi di fronte alle atrocità del mondo, tipo la censura nei confronti dei dissidenti
cinesi o la mancanza di censura nei confronti di Alessandro Baricco. E invece…
sì, a volte vorrei proprio chiuderli, gli occhi. Un po’ di pace, il mio
giardino, una selezione di “good news” per riprendermi dal rullo compressore.
Insomma: se il “so di non sapere” ha fatto grande qualcuno, posso farmi
piccolo nel mio placido, episodico “voglio non sapere”?